La TASI, acronimo di Tassa sui Servizi Indivisibili, rappresentava una voce fiscale introdotta per finanziare servizi comunali essenziali, come l’illuminazione pubblica o la manutenzione delle strade. Nel 2020, è stata abolita e unificata nell’IMU, con l’obiettivo di semplificare la gestione della tassazione immobiliare, creando un’unica tassa sulla casa. Nonostante questa integrazione, è utile comprendere come funzionava la TASI per avere chiara la struttura della nuova imposta.
Quando era in vigore, la TASI si applicava ai proprietari di immobili e terreni. Non veniva richiesto il pagamento per le abitazioni principali, a meno che non appartenessero alle categorie di lusso (ville, fabbricati signorili, castelli o immobili storici e artistici). Anche gli inquilini erano inizialmente coinvolti, con una quota che andava dal 10 al 30%, ma dal 2016 è stata introdotta un’esenzione per gli affittuari ordinari, lasciando l'obbligo solo a quelli che occupavano immobili di pregio.
La TASI era dovuta da chi possedeva immobili o diritti reali, come usufrutto, uso o abitazione, oltre che da coloro che detenevano il bene in locazione o leasing, nei limiti stabiliti dalla normativa.
Il calcolo della TASI si basava sulla stessa base imponibile dell’IMU. Utilizzava quindi:
Questo sistema implicava differenze nel tributo tra Comuni, a seconda delle loro decisioni regolamentari.
Per quanto riguarda le scadenze, anche la TASI seguiva il calendario dell’IMU, ovvero:
Era possibile effettuare il pagamento utilizzando:
Sebbene la TASI non sia più in vigore, la gestione della nuova IMU può presentare sfide simili, soprattutto per chi possiede più immobili o è interessato a comprendere eventuali agevolazioni fiscali applicabili. Gli esperti fiscali presso il CAF CGN di Volpiano sono a disposizione per:
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